Bologna, nuovo Dall’Ara: “A Maccaferri il restyling. Accesso principale da viale Gandhi”

La porta d’accesso del nuovo Dall’Ara sarà da viale Gandhi, e i lavori per rifare lo stadio verranno realizzati assieme al gruppo industriale di Gaetano Maccaferri, scelto da Joey Saputo per risistemare l’arena e, soprattutto, per dar vita al maxi-progetto dei Prati di Caprara. Nella lettera spedita dal patron rossoblù al sindaco Virginio Merola, consultata da Repubblica, emergono i primi dettagli di un progetto che, almeno sulla carta, non servirà solo a cambiare il look dell’impianto sportivo, ma a riqualificare un’intera zona della città, “valorizzando il territorio in termini sociali, occupazionali ed economici”.
Firmata da Saputo in persona, la missiva non ha come destinatario solo Merola, ma anche l’architetto Elisabetta Spitz, che guida il fondo pubblico Invimit (quello che, per conto del ministero dell’Economia, possiede i Prati di Caprara). Un doppio invio che dimostra come, fin da subito, il magnate italo-canadese abbia coinvolto i vertici ministeriali, senza i quali nulla si può realizzare alle spalle dell’ospedale Maggiore. Nella lettera, Saputo conferma l’interesse del club per “avviare sollecitamente” i lavori allo stadio.

Il primo problema, scrive Saputo, è il “miglioramento delle condizioni di accessibilità dell’area urbana coinvolta”. Il club, con un linguaggio formale, ricorda le “note criticità viabilistiche” del quartiere e propone la sua soluzione: “Strutturare l’accessibilità principale dello stadio interessando il vicino viale Gandhi”. È lo “stradone”, dove ogni domenica di partite scatta la sosta selvaggia. Ma lo sguardo di Saputo va oltre: la proposta, per risolvere il nodo traffico, è interrare una parte dell’asse attrezzato, tramite un sottopasso carrabile, nel tratto che arriva fino alla via Emilia (e da lì conduce ai Prati di Caprara). L’obiettivo è “garantire le migliori condizioni di accessibilità all’ambito territoriale nel quale si insedia lo stadio e i servizi che possono essere sviluppati”. Il riferimento esplicito è alla “Città dello sport” (su cui non aggiunge altro).

Il problema sono le risorse per ripagare tutto questo. La lettera non contiene cifre di denari. Solo metri quadri. Il baricentro sono i Prati di Caprara, ossia i loro 168.199 metri quadri, “quale scelta funzionale e necessaria allo sviluppo dell’iniziativa”. L’area è considerata la “più idonea” per raggiungere l’ambìto, e non scontato, equilibrio nel piano economico-finanziario che renda conveniente rifare il vecchio stadio. La concessione del futuro Dall’Ara, si legge infatti, da sola non basta. E il tempo stringe. Per questo il patron chiede a Merola, come poi è avvenuto, di convocare “con cortese sollecitudine” un tavolo tecnico e iniziare a discuterne assieme a Invimit. Saputo conclude spiegando chi si occuperà del progetto. È una società nuova di zecca, in cui entreranno la “Bfc Real Estate e il gruppo industriale Maccaferri”.

È la prima volta che il club mette nero su bianco la nascente alleanza con una delle dinastie imprenditoriali primarie della città. Se tutto andrò liscio, chiude Saputo, verrà presentato un progetto a 360 gradi per rifare lo stadio, riqualificare il quartiere, creare nuovi parcheggi e la Città dello sport.

X