Ripartire da Bologna per fare ordine in un mondo nel caos

Repubblica delle Idee oggi apre, e un cerchio si chiude. Cinque anni fa era un esperimento, oggi è un appuntamento. Il cerchio si chiude anche simbolicamente: l’incontro di piazze e di strade fra il nostro giornale e il suo pubblico torna dove esordì nel 2012, a Bologna, città che ama discutere in piazza e in strada. Chiudendo in Piazza Maggiore quel debutto, Ezio Mauro allora direttore disse “torniamo a casa uguali ma arricchiti”. Cinque anni sono già la distanza giusta per misurare questa ricchezza che pochi altri media possiedono: vedere in faccia e dialogare con i propri lettori.

Si potrebbe già raccontare un’antropologia della nostra festa, e in effetti è quel che faremo: grazie allo sguardo di Ramak Fazel, cittadino americano di professione fotografo. Gli abbiano chiesto di fare quel che ha già fatto negli Usa con i “popoli politici” repubblicano e democratico (potrete vedere in mostra al Mast di via Speranza lo straordinario suo censimento delle facce trumpiane): ovvero, aggirarsi nella nostra convention senza lotte e senza candidati, e cogliere nei volti di tutti voi che ci sarete qualcosa che ci accomuna. Ma non c’è bisogno di mettersi in posa, siete già belli così. Dicevamo, si parte.

Oggi, nel centro storico che le idee di Repubblica per quattro giorni invaderanno senza prepotenza, soprattutto nelle sale del medievale Palazzo Re Enzo ma anche nel magnifico scatolone di terracotta e granito che è Piazza Maggiore e in molti altri luoghi. Si parte con un’anteprima nell’altra metà del cielo, alle 17.30 nel salone del Podestà dove Concita De Gregorio e Natalia Aspesi daranno voce alle donne, lungo il tragitto dal progetto seriale “Cosa pensano le ragazze” al film “Lievito Madre”. Il taglio del nastro ufficiale è, stesso luogo, un’ora dopo, affidato naturalmente al direttore Mario Calabresi e all’editore Carlo De Benedetti. Poi, con l’intervista al commissario anticorruzione Raffaele Cantone, prenderà avvio il lungo nastro di incontri, talk, interviste in pubblico, lezioni e discussioni, questo curioso giornale parlato in pubblico che è la ragion d’essere del nostro festival.

Il titolo dell’edizione di quest’anno, “Orientarsi nel disordine”, è un’ammissione dell’età dell’incertezza che il mondo attraversa ormai da un decennio, tra crisi economica globale e minaccia terroristica. Ma anche nell’era dell’incertezza cercheremo punti fermi: per esempio la difesa dei diritti di cui domani parleranno la presidente della Camera Laura Boldrini e l’arcivescovo Matteo Zuppi e in termini rovesciati Roberto Saviano che torna a raccontare la camorra con “La ferocia degli innocenti”. Già domani, secondo giorno, è lunga la lista degli ospiti eccellenti, lo scrittore Ian McEwan, il filosofo Massimo Cacciari in dialogo con Ezio Mauro, un protagonista della vicenda italiana com’è Romano Prodi, ed anche, evocato da Corrado Augias, un grande ragazzo italiano, Giacomo Leopardi.

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