Graffinbo: Bologna raccontata attraverso i graffiti

Se le istituzioni agissero con logica quell’archivio fotografico avrebbe dovuto essere acquisito dalla Polizia Urbana – per la conoscenza e l’effettivo contrasto del degrado a Bologna. TUTTO IL RESTO – FATTO DI CHIACCHIERE PSEUDOTTE (sic)SULL’ARGOMENTO – SONO SOLO IL TENTATIVO DEI REPRESSI, SPESSO PESSIMI MAESTRI D’ARTE O CRITICI IN MALAFEDE – FRUSTRATI CHE ESSENDO “PRIVI DI CORAGGIO PROPRIO FANNO USO DELLE AGGRESSIONI DI ALTRI, AVALLANDO E FOMENTANDO NUOVE AZIONI.

A scrivere queste parole rabbiose, scandite dal maiuscolo che rappresenta nel linguaggio di internet un urlo, è Andrea Amato, vicedirettore di sala al Teatro alla Scala di Milano epresidente di Antigraffiti, associazione nazionale per il decoro urbano. E le scrive sul sito dell’associazione a proposito dell’uscita recentissima di un libro fotografico edito dalla casa editrice Serendippo Print. Il libro, intitolato Graffinbo, è un interessante racconto per immagini dei graffiti a Bologna. O meglio, un racconto di Bologna attraverso una selezione di graffiti, scelti fra gli scatti realizzati da Maria Paola Landini, ex preside della facoltà di Medicina dell’Alma Mater, che da otto anni tutti i giorni, nel tragitto casa-lavoro, ha immortalato le scritte e i graffiti che l’hanno colpita.

Andrea Amato rappresenta simbolicamente la rabbia di parte dei cittadini delle grandi città italiane che detestano che i muri vengano coperti da tag e graffiti

Ricordo a tutti questi pessimi maestri, che sanno ben nascondere le mani in tasca, che esiste una legge dello Stato (e una umana che prima o poi arriva) che punisce L’ISTIGAZIONE A DELINQUERE” e punibile è chi istiga soprattutto minori.

Più che sul merito invita a riflettere sul metodo della protesta antigraffiti. Perché toni così esasperati? E’ sicuramente il frutto di una martellante politica legalista che ha trasformato in mugugno o addirittura gettato in rissa il legittimo desiderio di non vedere i muri della propria città riempiti in modo compulsivo da tag e graffiti. Ma dietro al nucleo originario dell’associazione con sede a Milano si nasconde Forza Italia, confermando che molti comitati cittadini sono spesso organizzazioni utili a drenari i voti degli scontenti.

In risposta al fenomeno sempre più presente del graffitismo il Comune di Bologna tenta di riportare nell’alveo della legalità la pratica del Writing attraverso il progetto Frontier, che a una fase di approfondimento teorico sul fenomeno dei graffiti affianca una selezione di artisti ai quali vengono affidati muri di edifici per realizzare un’opera. Divenuto opera d’arte promossa e legittimata dall’istituzione, c’è da chiedersi se il graffito non perda in forza comunicativa.

Se c’è una cosa che insegna la galleria fotografica di Graffinbo è che i graffiti, quelli che nascono dall’azione spontanea di tanti ragazzi e ragazze, sono parte costitutiva della narrazione immediata della città. E che fa parte del gioco che questa narrazione venga in parte cancellata.

(…) graffiti che diventano immagini non per durare, ma per apparire e poter meglio scomparire (dall’introduzione a Graffinbo)

Attraverso i tasselli dei singoli disegni, delle singole frasi, raccontano l’entusiasmo per una vittoria del Bologna f.c., la rabbia per le politiche degli sgomberi del Comune, il disagio, la noia della vita in periferia. Tutti sentimenti disinnescati nel patteggiamento che “eleva” il writer ad artista su committenza pubblica.

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