La vicenda di Greta e Vanessa, la Procura: “Nessuna indagine sulla rete bolognese”

“Roma non ci ha comunicato nulla. Non abbiamo indagini aperte sulla vicenda”. Il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso risponde così sui contatti tra Greta Ramelli e Vanessa Marzullo e alcuni siriani residenti nel territorio del capoluogo emiliano, prima della loro partenza, di cui ha scritto il Fatto quotidiano citando un’informativa del Ros. 

Ci sono intercettazioni tra le due cooperanti rapite e poi liberate e militanti islamisti che secondo gli inquirenti hanno aiutato le ragazze a prendere contatti con la Siria, ma forse qualcuno potrebbe averle tradite. Dalle conversazioni emergerebbe poi che Greta e Vanessa erano partite anche con l’intenzione di distribuire ‘kit’ di salvataggio destinati ai combattenti anti-Assad e “offrire supporto al Free Syrian Army”, composto anche da frange di combattenti islamisti, alcuni dei quali vicini ad Al Qaeda. 

Una delle telefonate ritenute di interesse riguarda un dialogo tra Greta e un pizzaiolo siriano di Anzola Emilia, che secondo le indagini potrebbe aver aiutato in buona fede le due, ma l’uomo risulta anche in contatto con uno studente straniero dell’università di Bologna, residente a Casalecchio: rispetto a lui esisterebbe, sempre per il rapporto Ros,

 un nesso con il rapimento dei reporter poi tornati in libertà Alessandro Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e la free-lance Susan Dabous, che si erano rivolti a lui per chiedere di accompagnarli in Siria.


Sempre il pizzaiolo, poi, avrebbe messo in contatto le cooperanti con un altro siriano, chirurgo in pensione e residente a Budrio, vicino anche allo studente. Il pizzaiolo, a fine aprile 2014, gli chiese di inviare in Siria una ‘lettera di raccomandazione’ per Vanessa.

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