Musica, esperimenti e politica il flusso vitale di via Orfeo

Il regista Piredda” Vent’anni fa la nascita di Orfeo Tv fu davvero  divertente, tutti sui tetti a cercare l’antenna giusta.

E’ l’angolo rock del salotto buono, la figlia ribelle del ricco e sonnolento quartiere Santo Stefano, la via anarcoide degli artisti, dei creativi e dei vegani.

Via Orfeo, Bologna. E’ partito da li il tifo da curva sud degli amici, per i regaz dello Stato Sociale: birrette al bar Miky & Max le dirette telefoniche con l’Ariston. A Lodo, Alibi, Checco e Carota, là dentro hanno pure dedicato uno spritz: il “Soriz”. E chissà che venendo doverosamente a scolarselo, i mattatori di Sanremo non decidono di tornare dove tutto iniziò, a Baraccano, sempre diritto in fondo alla strada. Fu lì che tennero il primo concerto. Adesso che, in settimana, sono passati dai centri sociali alla prima serata di RAI1, parrà perfino strano che tutto sia successo in pochi metri. Meglio, in una strada.

Narrà la leggenda che nel 1300 Via Orfeo si chiamasse Borgo Arruffato, non si sa per l’aspetto irregolare delle case o degli abitanti. Nessuno poteva sospettare, al tempo, che ci sarebbe nato Làbas, il centro sociale cresciuto dentro una ex caserma, col dormitorio ” Accoglienza degna” per migranti e senzatetto. Dopo che fu sgomberato, quest’estate, mezza città scese in strada per chiedere al sindaco di non farlo morire.In prima fila in corteo c’erono anche loro, lo Stato Sociale. ” Come cittadini e come band”. Ora che Làbas si è trasferito in vicolo Bolognetti, ne rimane, sui muri, una frase di Calvino. “Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”.

Via Orfeo, meglio camminarci. Qui Cesare Cremonini ha aperto la sua osteria, la Tigre. Qui, in una strada che può spalancarsi pure in un giardino, basta aprire un portone per vedere degli orti del Pio Istituto delle Sordomute povere, un tesoro nascosto che si schiude ogni estate. Di fronte al Miky&Max c’è il circolo Pd Galvani, quello dove Romano Prodi si tesserò sempre, fino al tradimento dei 101, i franchi tiratori che lo impallinarono al voto per il presidente della Repubblica. Poi il professore non ci tornò più, nella saletta di via Orfeo, ma il circolo rimase sempre spesso dissonante, anche dopo. Al bar, a tifare per la band bolognese nel loro ” debutto nel Paese reale” come l’ha definito l’amico regista Nicola Borghesi ( che ha studiato in accademia con Lodo) , c’erono anche i membri di una delle Social Street più radicate della città, via Rialto. ” Ad oggi spiega la responsabile Daniela Gardenghi abbiamo più di 700 membri e gestiamo un gruppo di acquisto per la spesa e due bacheche per diramare avvisi ai vicini”.

Qualcosa di simile lo fecero Ambrogio Vitali, Stefano Bonaga e Valerio Minella nel 2002, col primo esperimento di televisione di quartiere. Orfeo Tv aveva un raggio di 150 metri, frequenze rubate alle zone d’ombra delle altre emitenti e lo slogan ” Liberta dal liberismo che produce monopolio”. Tra i giovanissimi volontari/militanti  che parteciparono a quell’asperimento c’era pure il regista Mario Piredda, ” Avevo vent’anni fu molto divertente: le prime settimane la passammo sui tetti a sintonizzare le antenne dei vicini. A volte chiedevamo al pubblico di telefonarci, giusto per controllare  che dall’altra parte ci fosse qualcuno. Faceva un freddo cane , una volta ci portammo una stufa”…… continua …..

FONTE: il presente articolo è un estratto di un articolo scritto dalla giornalista CATERINA GIUSBERTI pubblicato sul giornale La Repubblica di Bologna del 13 febbraio 2018 pagina VII.

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