Tutto il vino che trovate a Expo 2015

Se è vero che almeno due milioni di persone visiteranno il Padiglione vino a Taste of Italy in sei mesi, ogni giorno dovrebbero transitarvi in oltre diecimila. Va da sé che i tre livelli della struttura (Domus vini, Biblioteca del futuro e Terrazza), duemila metri quadri costati 5 milioni di euro tra Mipaaf e Veronafiere, nel Padiglione Italia, risulteranno particolarmente affollati. E il mondo produttivo italiano, che inizialmente aveva espresso non pochi dubbi sull’opportunità di essere presente alla manifestazione, per i costi giudicati elevati, sarà ben rappresentato. Lo si deve, innanzitutto, allo sforzo economico delle rispettive Regioni, che si sono accollate buona parte delle spese per la partecipazione, o attraverso il via libera all’utilizzo dei fondi Psr. Le aziende lo sapevano dall’inizio: da Expo non ci si deve aspettare granché in tema di business a breve termine; del resto, non deve esere una fiera, non è un Prowein e non è un Vinitaly; e chi investe lo fa soprattutto per la visibilità. Inoltre, il fascino e l’appeal crescente di un’esposizione internazionale che nei numeri vanta il record di prevendite (oltre 8 milioni), ha fatto cambiare idea agli scettici. A un certo momento, l’imperativo è diventato esserci comunque.
La partecipazione

Ed ecco che Veronafiere, a cui è stato affidato l’incarico per la realizzazione del Padiglione, è riuscita a riunire 1.200 aziende per circa 1.300 referenze vinicole: “Abbiamo avuto una grande partecipazione. Il 90% degli spazi” spiega il direttore generale Giovanni Mantovani “è stato assegnato per un periodo di sei mesi, mentre il restante 10% coprirà periodi minori. Anche per questo ci sono ancora opportunità per singole aziende, consorzi, associazioni, di partecipare”. Insomma, il primo maggio non è un punto di non ritorno, e i tanti che ancora sono alla finestra potranno valutare una presenza, visto che Expo, finora un cantiere aperto, continuerà a esserlo per quanto riguarda la programmazione degli eventi. Nel vino, molte cose non sono definite e saranno organizzate in fieri. E, allora, un periodo di quasi rodaggio, come quello che parte da oggi, sarà necessario e quantomai benvenuto.
L’inaugurazione del Padiglione vino
La data di inaugurazione del Padiglione vino è stata fissata in extremis. Sabato 23 maggio, alla presenza del ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, ci sarà il taglio ufficiale del nastro. Mentre durante l’inaugurazione di oggi, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e i capi di Stato brinderanno con le bollicine Ferrari. In ogni modo, dalla Liguria alla Sardegna, dal Molise alla Sicilia e al Lazio, il vino italiano “sarà nel Padiglione vino con un buon numero di consorzi e denominazioni”, dice il numero uno di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro che aggiunge: “Abbiamo anche risolto,grazie alle nostre insistenze e all’impegno del ministro Martina, la questione dell’iniziale assenza dei nomi delle Doc nel Padiglione. Ora saranno degnamente rappresentate e siamo soddisfatti”.
Le presenze in numeri

Insomma, sarà uno schieramento importante. Per fare qualche numero: il Friuli Venezia Giulia porterà 177 aziende che hanno risposto alla chiamata dell’Ersa; le Marche 50 tra i soci di Imt e di Consorzio vini Piceni; l’Emilia Romagna oltre 190 etichette in rotazione bimestrale tramite l’Enoteca regionale; l’Abruzzo 72 etichette tra Consorzio vini Abruzzo e Consorzio vini Teramani; il Piemonte allestirà la sua cantina web con 80 etichette tramite il consorzio Land of perfection (dall’Alta Langa ai Nebbioli dell’Alto Piemonte, al Roero); la Puglia schiererà le sue eccellenze, dal Salice Salentino a Castel del Monte; non macheranno i vini di Campania, Alto Adige, Trentino, Umbria, Valle d’Aosta (la Regione ha acquistato una settimana dal 24 luglio) e buona parte delle cantine del Molise; la Lombardia (dalla Valtellina all’Oltrepò) avrà nel Consorzio Franciacorta un attore particolarmente attivo, visto il ruolo di official sparkling wine. Tra le Regioni, all’appello manca ad oggi solo la Basilicata, la cui adesione dovrebbe arrivare a breve.
Il percorso espositivo

La rappresentazione di quest’eccellenza del made in Italy, che vale un punto di Pil, seguirà, come noto, un percorso espositivo ed emozionale che tra passato, presente e futuro, coinvolgerà i cinque sensi, come hanno ribadito in questi mesi sia il ministro Martina, sia il presidente del Comitato scientifico per il Padiglione vino “A taste of Italy”, Riccardo Cotarella, e l’art director Italo Rota. Ma Expo significherà un forte impegno per le cantine partecipanti; anche, e semplicemente, in termini di bottiglie da mettere a disposizione per il consumo quotidiano. Un esempio su tutti arriva dal Veneto, che tramite Unione consorzi vini veneti (Uvive) consentirà a piccole e grandi Dop (dal Prosecco all’Amarone al Bagnoli) di avere la propria vetrina. I conti li ha fatti il presidente Arturo Stocchetti: “Nei 17 dispenser a noi riservati ci saranno 136 bottiglie. E se in 180 giorni sarà consumata almeno una bottiglia al giorno, arriviamo a un quantitativo pari a 4 container di vino, ovvero oltre 2 mila casse da 12 litri in sei mesi. E la nostra è una stima ovviamente prudente. Solo la prima tranche di bottiglie è costata da 20 a 30 mila euro”.
La wine card e la app

Spese a parte, il visitatore che vorrà salire dalla Domus vini alla Biblioteca al primo piano potrà acquistare a 10 euro una winecard, che dà diritto a tre calici e potrà essere ricaricata una sola volta, per favorire un consumo moderato (massimo 360 ml a persona). Difficile stimare quanti saranno i visitatori che acquisteranno la wine card. Certo è che i freddi eno-dispenser rischiano di spoetizzare l’esperienza col vino, ma sommelier ed esperti sono a disposizione per favorire un percorso di conoscenza guidato. “Inoltre” aggiunge Mantovani “una app darà informazioni sui vini in degustazione, sul significato del percorso culturale/emozionale, tracciando in una forma ludica anche le preferenze del visitatore, che potrà scegliere il vino più adatto ai propri gusti”. Il resto lo farà la Domus vini, al piano terra, dove l’Italia vitivinicola mostrerà chi è e cosa sa fare, a partire dal suo legame storico col vino: le 27 opere icona del Museo del vino di Torgiano che rimarranno esposte fino al 31 ottobre saranno lì a ricordarcelo.
Expo fuori da Expo

Expo dovrà essere anche quello dei territori e nei territori: “Riteniamo questa una sfida molto importante” sottolinea il dg di Veronafiere Mantovani. A partire dal Barolo Express che collegherà Milano con Alba e i territori patrimonio Unesco (viaggio inaugurale lunedì 4 maggio e 10 tour), passando per gli eventi del Chianti Classico al Convento di Santa Maria al Prato (mostre, esperienze sensoriali e biopark), fino alla Calabria, che dopo aver messo in campo una task force per recuperare il gap organizzativo, punta a convogliare i visitatori sul territorio, grazie anche a specifici accordi con le compagnie aeree. L’Expo è anche nel centro di Milano: dagli spazi del City Pavilion in piazza Duca d’Aosta nei pressi della stazione centrale, al parco di Casa degli Atellani con il vigneto di Leonardo da Vinci, fino all’Expo Gate nei pressi del Castello Sforzesco. Le eccellenze del vino la ritroveremo anche nei ristoranti, dentro Expo in quelli gestiti da Eataly (che ha selezionato 40 etichette) fino a quelli presenti in carta alla Triennale.
Expo dopo Expo

Ma cosa ne sarà di questa esperienza dopo il 31 ottobre? “Expo sarà stato un grande spot e un lavoro corale di tutto il sistema vino italiano”, conclude Mantovani “e questo è sicuramente un valore. Perché tutto ciò che abbiamo realizzato finora e che faremo in questi sei mesi nel Padiglione vino resterà patrimonio di Vinitaly e verrà messo a disposizione del settore per ulteriori avventure nel mondo”. In altre parole: l’esperienza dell’esposizione universale come volano per l’export. Sembra il titolo di un convegno ma allo stesso tempo è un auspicio. Vedremo più avanti se l’Italia sarà capace di trasformarlo in azione concreta.
a cura di Gianluca Atzeni

Fonte: www.gamberorosso.it del 1 maggio 2015

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