URGE IL FILM

Stai Calmo

Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando il fosse, usando il confine tra sogno e bisogno (l’incubo è confonderli).
Come un intimatore di alt, come un battitore di ciglia che mette all’asta gli apostrofi delle palpebre, come l’inventore del cuscino anticalvizie o del transatlantico anti agressione, come chi è posseduto da sciamanesimo estatico, a suon di decibellezze da scorticanto, come giaguaro che diventa uno degli animali più lenti se in ascensore e come lumaca che diventa uno dei più veloci se in aereo, così tra tellurico e onirico, tra lo scoppio delle alte cariche dello stato (delle cose), tra me e me, in uno spazio da antipodi, in un limbo dell’imparadiso (infermo di mente più che fermo di mente), ho avuto un sentore: urge.

Alessandro Bergonzoni

 Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per la genesi di questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e praticato in direzione dei ‘vasti’ spazi confinanti.

Ma cosa, in definitiva, ‘Urge’ a Bergonzoni? Sicuramente segnalarci delle differenze; quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle frettolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime tra loro. E anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. Ma soprattutto mettere sotto gli occhi degli spettatori il suo “voto di vastità”: un vero e proprio canone artistico che lo obbliga, sia come uomo ma soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto: un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo sciamanico, dal trascendentale. Un tutto che forzatamente non può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi. Ed anche oltre. La glossolalia non lo frena e gli ‘illuminati’ sul fondo non lo irretiscono.
Un tutto perturbante che, forse, costringerà a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimonia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi.
Attenzione: lo stupore della scoperta può essere fragoroso.

Riccardo Rodolfi

Urge il film

Sembra di parlare a un muro? Sembra che un muro parli. Riprendere Urge, girarlo, schermirlo, usando il mezzo ma non le fini: l’altra versione della vastità e del suo voto. Che sia una rincorsa

Filmato Alessandro

 Che in effetti è poi anche lecito che qualcuno possa domandare: “Perché Urge anche al cinema? Non sono bastate 280 repliche in tutti i teatri d’Italia?” E una risposta tra le tante potrebbe essere: “Perché sarebbe un vero peccato negargli una seconda giovinezza artistica molto ma molto più lunga della precedente…” Ma queste sono solo supposizioni che stanno dietro al vero motivo: Urge va al cinema perché è li che si diverte.

Venerdì 11 luglio  21.45

Piazza Maggiore  ingresso libero

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