Bologna, muore clochard di 25 anni: era in ospedale dopo un tentato suicidio

BOLOGNA – Qualche giorno fa aveva tentato di impiccarsi a un albero nel parco delle Caserme rosse, in zona Corticella a Bologna. Lo avevano salvato alcuni passanti che, vedendolo penzolare, avevano chiamato subito i soccorsi. Rianimato con un massaggio cardiaco, era stato portato all’ospedale Maggiore in condizioni serie. Khalid, questo il suo nome, è morto questa mattina. Aveva 25 anni ed era originario del Marocco. A Bologna era arrivato da poco, dormiva fuori dalla stazione.

La paura di tornare in strada. È lì che l’hanno incontrato gli operatori del servizio mobile di Piazza Grande, come riporta l’agenzia Dire, gli stessi che gli hanno trovato un posto letto all’interno del piano freddo. Ma il 31 marzo l’accoglienza sarebbe finita e Khalid, senza permesso di soggiorno e ben poche possibilità di regolarizzarsi, sarebbe ritornato per strada. “L’accoglienza prosegue solo per le persone che hanno problemi di salute, malattie, ma lui non ne aveva di visibili”, racconta una delle operatrici di Piazza Grande. La sua fragilità, però, era evidente ed era stato segnalata dall’assistente sociale. Non è stato sufficiente per salvarlo.

A Bologna per puro caso. Khalid era arrivato in Italia da bambino, a otto anni, in condizioni difficili. Ha vissuto tra Treviso e Padova. Per qualche tempo ha venduto rose, poi è entrato in una comunità per minori. Ma quando è uscito, senza documenti regolari si è ritrovato per strada. Ha avuto qualche problema con la giustizia, è stato in carcere e poi è stato costretto a lasciare Padova. A Bologna c’è arrivato per caso, ma non sapeva dove andare ed è finito in stazione, come tanti che non hanno un tetto sotto il quale dormire. Si era anche rivolto al servizio a bassa soglia del Comune. Poi l’incontro con il servizio mobile.

“Ora non chiamatela disgrazia”. “Quella di Khalid non è stata una disgrazia ma il risultato delle politiche sull’immigrazione del nostro Paese e delle difficoltà di ottenere un permesso di soggiorno – afferma l’operatrice – sono in tanti nella sua stessa situazione: minori che entrano in comunità e poi, quando escono, si ritrovano soli perchè non c’è nessuna progettualità. Speriamo che queste problematiche saranno affrontate in modo diverso per non doverci trovaredi nuovo a raccontare una storia come quella di Khalid. Ovviamente questo non dipende dal Comune di Bologna, che tra l’altro durante il piano freddo accoglie stabilmente anche persone irregolari (a differenza di altre città), ma dalle politiche nazionali in materia di immigrazione”.

X